Canti
1817-1836
Testi
IX. Ultimo canto di Safo
XI. Il passero solitario
XII. L´Infinito
XIII. La sera del dì di festa
XIV. Alla Luna
XXI. A Silvia
XXIII. Canto notturno di un pastore errante dell´Asia
XXIV. La quiete dopo la tempesta
XXV. Il sabato del villaggio
XXVII. Amore e morte
XXVIII. A se stesso
XXXIV. La ginestra
XXXV. Imitazione
XL. Dal greco di Simonide
XLI. Dallo stesso
IX. ULTIMO CANTO DI SAFO https://youtu.be/Ra2qjh48NmQ
Placida notte, e verecondo raggio
Della cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,
Nunzio del giorno; oh dilettose e care
Mentre ignote mi fur l´erinni e il fato, 5
Sembianze agli occhi miei; già non arride
Spettacol molle ai disperati affetti.
Noi l´insueto allor gaudio ravviva
Quando per l´etra liquido si volve
E per li campi trepidanti il flutto 10
Polveroso de´ Noti, e quando il carro,
Grave carro di Giove a noi sul capo,
Tonando, il tenebroso aere divide.
Natar giova tra´ nembi, e noi la vasta
Noi per le balze e le profonde valli 15
Fuga de´ greggi sbigottiti, o d´alto
Fiume alla dubbia sponda
Il suono e la vittrice ira dell´onda.
Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella
Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta 20
Infinita beltà parte nessuna
Alla misera Saffo i numi e l´ empia
Sorte non fenno. A´ tuoi superbi regni
Vile, o natura, e grave ospite addetta,
E dispregiata amante, alle vezzose 25
Tue forme il core e le pupile invano
Supplichevole intendo. A me non ride
L´aprico margo, e dall´eterea porta
Il mattutino albor; me non il canto
De´ colorati augelli, e non de´ faggi 30
Il murmure saluta: e dove all´ ombra
Degl´ inchinati salici dispiega
Candido rivo il puro seno, al mio
Lubrico piè le flessuose linfe
Disdegnando sottragge, 35
E preme in fuga l´odorate spiagge.
Qual fallo mai, qual sì nefando ecceso
Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
Il ciel mi fosse e di fortuna il volto?
In che peccai bambina, allor che ignara 40
Di misfatto è la vita, onde poi scemo
Di giovanezza, e disfiorato, al fuso
Dell´ indomita Parca si volvesse
Il ferrigno mio stame? Incaute voci
Spande il tuo labbro: i destinati eventi 45
Move arcano consiglio. Arcano è tutto,
Fuor che il nostro dolor. Negletta prole
Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo
De´ celesti si posa. Oh cure, oh speme
De´ più verd´ anni! Alle sembianze il Padre, 50
Alle amene sembianze eterno regno
Diè nelle genti; e per virili imprese,
Per dotta lira o canto,
Virtù non luce in disadorno ammanto.
Morremo. Il velo indegno a terra sparto 55
Rifuggirà l´ ignudo animo a Dite,
E il crudo fallo emenderà del cieco
Dispensator de´casi. E tu cui lungo
Amore indarno, e lunga fede, e vano
D´implacato desio furor mi strinse, 60
Vivi felice, se felice in terra
Visse nato mortal. Me non asperse
Del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perìr gl´inganni e il sogno
Della mia fanciullezza. Ogni più lieto 65
Giorno di nostra età primo s´invola.
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l´ombra
Della gelida morte. Ecco di tante
Sperate palme e dilettosi errori,
Il Tartaro m´avanza; e il prode ingegno 70
Han la tenaria Diva,
E l´atra notte, e la silente riva.