UNDICESIMA FUGA
(a due voci)
La vita,
come per me più inclina al suo tramonto,
più pronto
trova alla gioia il mio danzante piede.
Da quali abissi il cielo mi rivede?
O forse un nuovo mi sorrise antico
affetto?
Diletto
fu ad altri il giorno, a noi la mesta sera.
Torna l’ anima mia, per lei, qual’ era
un tempo.
D’ un tempo
alle lacrime torno ed al sorriso.
Ucciso
forse ho il triste pensiero a me funesto
sì lungamente? Non è, ahimè!, che questo
che la vita mi fa sì dolcemente
amare?
Cantare
io devo dunque un inno alla vittoria;
altri al tuo capo il serto della gloria
imporre.
Se torre
mi vuoi di colpo alla conquisa gioa,
che muoia
in te il mio canto incominciato appena,
parla di gloria a me, della sua pena.
Il prezzo che per noi grida il mercato
ben sai;
né mai
più saggia d’ ora m’ apparivi e scaltra.
Nasconderti in te stessa, è questa un’ altra
tua grazia.
Io sazia
mai non sarò di udire le mie lodi,
se m’ odi
tu, se sei tu che mi rispondi. Invano
ci mesceremmo alla folla; ogni umano
spregio sarebbe contro noi rivolto,
sorella.
È bella
la nostra solitudine. Ma pure
sento in essa echeggiar le altrui sventure
più grandi.
Espandi
la materna pietà tu in ogni accento,
che spento
non ricade nel nulla. Io qui t’ ascolto;
che t’ importa del resto? Una di volto
e d’ animo noi siamo, una nell’ altra
beate;
rinate
una nell’ altra. E il nostro amor profondo
è pure un dono che facemmo al mondo
noi sole.
Chi vuole
cosi non so, ma una forza fatale
il male
sempre al bene rivolge. Or fu abbastanza
detto di questo; all’ intima esultanza
ritorni il canto, che la notte è forse
vicina.
Turchina
è ancor la volta del cielo, ma gli ori
delle nubi già volgono ai fulgori
supremi.
Tu tremi
a quell’ immagine nostra. Per quanto
fu il pianto
che in passato versammo, che versare
dovremo ancora, or più ci sieno care
le gioie fuggitive e il nostro eterno
affetto.
Diletto
fu ad altri il giorno, a noi la mesta sera.
Ci fu l’ autunno e non la primavera
propizio.
Propizio
più della lunga e troppo accesa estate.
Ingrate
saremo dunque alla vita? ed il viso
dove col pianto combatte il sorriso,
non vuoi che ad essa per l’ ultima volta
volgiamo?
Serbiamo
di questo istante il ricordo, sorella.
Può farci il male meno atroce, e bella
la morte.